È una questione politica Le quattro libertà della Free Software Foundation

Il software è opera dello spirito umano, così come una poesia, un romanzo, un dipinto, una composizione musicale o un manuale in cui viene spiegata una particolare tecnica, per fare degli esempi. La legge tutela tutto ciò attraverso il diritto d’autore.

Nel mondo informatico è nata decenni fa una disputa su come il software debba essere distribuito relativamente al diritto d’autore. Da un lato abbiamo chi produce software a codice chiuso e proprietario, per usare il quale bisogna pagare la licenza, e dall’altro chi ritiene che il software debba essere libero e gratuito. Esistono anche posizioni compromissorie tra le due suesposte.

Per software libero si intende quello che è distribuito secondo una licenza “libera”. Le licenze libere incoraggiano le quattro libertà fondamentali del software, che sono state numerate dalla Free Software Foundation da 0 a 3:

Libertà 0: Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo.
Libertà 1: Libertà di studiare il programma e modificarlo.
Libertà 2: Libertà di ridistribuire copie del programma in modo da aiutare il prossimo.
Libertà 3: Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.

Le quattro libertà di cui sopra non ostacolano di lucrare sulla distribuzione del software o tanto meno sulla sua manutenzione. Il lucro eventuale, però, non deve essere accompagnato dal divieto di redistribuire a proprio piacere il software comprato.

I software ed i linguaggi di programmazione usati nella rubrica Età dello “sviluppo” sono tutti pubblicati secondo licenze libere o comunque non proprietarie. La scelta del software libero è dovuta principalmente al fatto che ritengo di fondamentale importanza la libertà di modificare a piacimento il software, personalizzandolo ed adattandolo alla proprie esigenze.

Ci sono altri vantaggi nell’uso del software libero. Sappiamo già che programmando si possano avere dei bug. Quando il codice sorgente, come nel caso del software libero, viene rivisto ed eventualmente corretto da parte di moltissime persone diventa più difficile che il programma contenga a lungo dei bug.

Quando si parla di sicurezza del software, uno degli argomenti che necessariamente emerge è quello relativo ai virus o ai malware in genere. Con il codice aperto è di certo estremamente difficile che questo tipo di cose vengano contenute in un programma.

In una società come quella odierna in cui l’uso di computer fissi o portatili, tablet e smartphone è così diffuso e quasi tutti questi dispositivi sono connessi ad Internet possiamo essere certi che l’uso che i software proprietari fanno dei nostri dati sia a noi gradito, quando nessuno può accedere ai codici sorgenti se non l’azienda che li produce? Pensiamo poi a com’è tecnicamente facile condividere un’applicazione. Pensiamo anche che nelle nostre case esistono ormai solitamente più computer. Il rischio di essere puniti diventa di massa e quando una legge è volta a colpire fenomeni così diffusi può essere usata in maniera arbitraria per colpire chiunque, in qualsiasi momento. Ciò è certamente inaccettabile.


Massimo Messina