Il mito dell’eterna giovinezza. Incontro con Enzo Barnabà

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Enzo Barnabà

Enzo Barnabà è uno scrittore siciliano la cui attività intellettuale spazia con agilità dalla narrativa al saggio storico. Suo è il successo editoriale Morte agli italiani! Il massacro di Aigues-Mortes 1893 (Infinito edizioni, 2008), in cui è ricostruito il linciaggio perpetrato da un gruppo di lavoratori francesi contro operai immigrati italiani nell’agosto 1893 ad Aigues-Mortes, piccolo comune francese situato nella regione Linguadoca-Rossiglione.

Il suo ultimo libro è una biografia di Serge Voronoff (1866-1951), chirurgo di fama mondiale, ebreo di nazionalità russa ma naturalizzato francese, noto per i suoi controversi (sia sul piano scientifico che etico) esperimenti finalizzati al ringiovanimento e all’individuazione dell’origine dell’eterna giovinezza: Il sogno dell’eterna giovinezza. Vita e misteri di Serge Voronoff (Infinito edizioni, 2014). Il libro usa l’espediente letterario della docufiction, nella forma dell’autobiografia. Poniamo all’autore alcune domande.

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Enzo Barnabà, Il sogno dell’eterna giovinezza. Vita e misteri di Serge Voronoff, Infinito Edizioni, 2014, pp. 208

In Francia, Serge Voronoff segue le lezioni di Jean-Martin Charcot. Com’è noto, questo nome è storicamente legato a quello di Freud. L’eziologia dell’isteria proposta da Charcot era essenzialmente centrata sulla natura fisiologica della patologia. Ma la psicoanalisi di Freud nasceva proprio da un significativo distacco da questo approccio fisiologico ai sintomi isterici. Dal momento che Voronoff, come apprendiamo dal libro, si occupò anche di isteria, proprio negli anni in cui cominciava ad affermarsi il paradigma alternativo (psicologico) di Freud, sarebbe interessante approfondire le sue opinioni al riguardo.

Il lavoro del giovane Voronoff sull’isteria resta nell’orbita fisiologica. Presto, comunque, l’attività di chirurgo gli fa abbandonare questo interesse giovanile. Una curiosità. Si disse (e qualcuno continua a dire) che Freud si sia fatto operare da Voronoff. Se operazione ci fu, Freud si rivolse a Steinach, il concorrente viennese di Voronoff.

Nella letteratura scientifica (del primo Novecento e attuale) il nome di Serge Voronoff è spesso associato a quello di Eugen Steinach, per l’appunto, e Harry Benjamin. Nella rivista The Scientific Monthly, Vol. 13, N. 2 (1921), Raymond Pearl (1879–1940), biologo americano, considerato uno dei fondatori della biogerontologia, menziona gli studi sperimentali sulla durata della vita condotti da Voronoff e Steinach, precisando subito, però, che soltanto gli esperimenti del secondo sui topi bianchi erano degni di considerazione. La procedura chirurgica di Steinach consisteva – leggiamo – nel legare saldamente il condotto efferente dei testicoli vicino ai testicoli stessi e prima che la parte a spirale del condotto fosse raggiunta. Lo scopo era quello di provocare una ripresa dell’attività sessuale e una perdita di tutte le caratteristiche del corpo che tipicamente accompagnano la senilità. In che cosa consistevano, invece, gli esperimenti di Voronoff, che lo hanno reso così popolare e verso i quali Pearl non nasconde un atteggiamento più che scettico?

Voronoff trapiantava pezzi di testicolo di scimmia sull’uomo ed anche un terzo testicolo, intero, sugli animali in attesa di passare all’uomo (cosa che non ebbe la possibilità di fare). Pearl si accorse prima di altri dei limiti dell’ipotesi voronoffiana. Il rigetto non era conosciuto, ma operava senza fare sconti.

L’autorevole rivista Nature, negli anni Novanta, ipotizzò che gli innesti di Voronoff possano essere stati un veicolo della diffusione dell’AIDS in Europa.

Le ricerche più recenti tendono ad escluderlo perché con ogni probabilità le scimmie di cui si serviva Serge non provenivano dai focolai di infezione localizzati in Congo e in Camerun. Allo stato delle ricerche attuali, Voronoff va dunque assolto; non foss’altro che per insufficienza di prove.

Nel 1889, Charles Edouard Brown-Sequard annunciava in Francia la scoperta di una terapia di ringiovanimento del corpo (e della mente) che consisteva nell’inoculazione di estratti da testicoli di cane. La ricerca della fonte della giovinezza e l’idea che essa dovesse essere strettamente legata (in qualche modo) agli organi sessuali maschili non fu nella Francia del primo Novecento un’invenzione di Voronoff.

Infatti. Furono in tanti, in Europa e in America, a lavorare in questa direzione. L’opinione pubblica ha ritenuto soprattutto in nome di Voronoff, uno straordinario utilizzatore dei mass media dei suoi tempi.

Quando ci sembra di aver raccolto materiale sufficiente per ritenere Voronoff un venditore di fumo, ecco che esce fuori qualche documento che ci costringe a ridimensionare il nostro giudizio. The American Journal of Nursing, Vol. 19, N. 4 (1914) dedica un articolo alle Notes from the medical press. In una sezione dedicata alle ferite di guerra si fa menzione del metodo del dott. Voronoff e Mme. Evelyn Bostwick, la cui efficacia è presentata come garantita dal fatto che il Dott. Carrel (premio nobel per la medicina, 1912) ha chiesto al Dott. Voronoff e Mme. Bostwick di usare i loro metodi nel suo ospedale di Noisiel.

Ne parlo nel mio libro. Niente sesso, in questo caso. I testicoli, ridotti in poltiglia, hanno, sostiene Voronoff, un effetto positivo nel processo di rimarginamento delle ferite.

Chi è Evelyn Bostwick?

Una miliardaria americana che per sentirsi utile fa l’infermiera. Durante la prima guerra mondiale si mette al servizio del chirurgo franco russo. È convinta che ha di fronte un grande genio che apre nuove vie al Progresso dell’Umanità. Pianta il suo terzo marito (un conte francese) e sposa Serge Voronoff. Ha il buon gusto di passare a miglior vita dopo un anno circa facendo cadere sul vedovo una pioggia di dollari.

Nel suo libro, i rapporti tra Voronoff e Carrel sembrerebbero descritti, nei loro dialoghi, secondo uno schema per il quale il primo vedrebbe nel secondo un integralista cattolico, il secondo un positivista ingenuo nel primo. Le cose stanno realmente così? Possiamo dire che Voronoff fu un positivista?

Carrel vede la Madonna, o meglio, miracoli della stessa a Lourdes. La Chiesa cattolica si stropiccia le mani di soddisfazione: i prodigi avallati da un Nobel per la medicina! Sarà difficile tuttavia non battere ciglio di fronte alla sua eugenetica nazisteggiante e al suo collaborazionismo durante la guerra. Voronoff entra in rotta di collisione con Carrel perché ebreo e imbevuto di una cultura di tipo umanista. Non lo definirei positivista e non solo a causa della sua passione per l’occultismo.

dalcretinoIn occasione della pubblicazione di una edizione speciale del libro di Voronoff, Dal cretino al genio (Parigi, 1950), in Italia si scomodò perfino Benedetto Croce nei Quaderni della “Critica” (1950). La recensione di Croce si iscrive in una più ampia critica del materialismo e del positivismo. In essa è difesa l’irriducibilità in generale dello spirito a materia, e in particolare della genialità (filosoficamente pensata come originalità del pensare e del fare) ai fatti meramente fisici connessi all’attività della ghiandola tiroide. Questa la reazione di Croce. Ma quale fu più in generale la reazione della cultura italiana ai lavori di Voronoff?

Croce e Voronoff parlavano due lingue diverse e non potevano intendersi. Le speranze suscitate da Serge all’inizio degli anni Venti fecero credere che le sue operazioni e i grattacieli americani connotassero il nuovo secolo. Svevo scrisse una commedia, “La Rigenerazione”, nella quale si soffermò sui problemi posti dal ringiovanimento effettuato mediante operazioni come quelle di Voronoff. Trilussa gli dedicò un sonetto che trasudava di scetticismo.

La riduzione di concetti psicologici a quelli fisiologici sembra essere un paradigma diffuso agli inizi del novecento. Il Journal of the American Institute of Criminal Law and Criminology, Vol. 5, N. 6 (1915) ospita un articolo del dott. F. Emory Lyon dal titolo Race Betterment and the Crime Doctors. Analizzando l’approccio medico (o chirurgico) alla limitazione del crimine, l’autore cita proprio Voronoff come esempio di riduzionismo fisicalista relativamente ai fatti psicologici e caratteriali, in particolare il suo famoso trapianto della ghiandola tiroide di un babbuino su un bambino debole di mente.

È il caso di Giovannino, il cretino, operato a Nizza del 1910, che diventa intelligente e che nel 1914 sarà dichiarato abile ed arruolato ed inviato al fronte. Voronoff pubblicizza molto questo caso, inondando le redazioni dei giornali di foto “prima e dopo”. In realtà le cose non sono così semplici…

Il suo libro è una finta autobiografia di Serge Voronoff. Questo significa che il racconto oscilla inevitabilmente tra fatti realmente accaduti, da una parte, e dialoghi, emozioni, sentimenti meramente ipotizzati, dall’altra. Una curiosità: il sogno ricorrente di Voronoff, quello della piramide di Cheope –- chiamiamolo così – è più realtà o più finzione?

L’obiettivo è quello del saggio scientifico: rispondere alla domanda “Chi era veramente Voronoff?”. Gli strumenti sono quelli della letteratura che permettono di rendere la materia meno ostica e di colmare col verosimile i vuoti documentali. La creatività dello scrittore risulta stimolata come nel caso del sogno ricorrente, che è frutto esclusivo della mia immaginazione ma che ha una funzione narrativa ben precisa.

Il suo libro contribuisce a un rinnovato interesse per l’opera di Voronoff. Perché ritiene che sia per noi lettori importante conoscere Voronoff?

Perché nessuno come lui ha saputo interpretare l’aria del proprio tempo; l’ottimismo che fa seguito alla prima guerra mondiale, per esempio. In quegli anni, Serge era davvero uno degli uomini più popolari del pianeta. I suoi libri erano tradotti in tutte le lingue. In Francia venne coniato il verbo “voronofiser” e in Italia si usò “voronoffizare”. Il personaggio sembra uscito da un romanzo di Fitzgerald. Non a tutti è successo di sedurre una donna che aveva negato le proprie grazie a D’Annunzio. Era infatti uno straordinario seduttore. Di donne ma anche di umanità.

Intervista a cura di Luigi Pavone

One comment on “Il mito dell’eterna giovinezza. Incontro con Enzo Barnabà
  1. ottima intervista che offre consigli di lettura nonché spunti di riflessione. L’umanità dopo vane e lunghe ricerche ha abbandonato il mito della pietra filosofale, chissà se prima o poi farà lo stesso con l’eterna giovinezza?

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