Israele: attentato ad una sinagoga Morti quattro rabbini, un poliziotto e i due terroristi

Martedì 18 novembre due palestinesi hanno attaccato una sinagoga durante la preghiera del mattino nella periferia occidentale di Gerusalemme. Sono morti quattro rabbini, un poliziotto e i due terroristi, uccisi dalla polizia.

Tre delle vittime avevano la doppia cittadinanza israeliana e statunitense, il quarto era israelo-britannico. Tra i feriti vi è anche un canadese. I due terroristi erano palestinesi di Gerusalemme est.

Il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina ha rivendicato l’attentato. La tensione è molto alta.

Il premier israeliano Netanyahu ha convocato d’urgenza i responsabili alla sicurezza ed ha deciso la demolizione delle case dei due assassini dicendo “Avrei voluto averlo già fatto, ma siamo uno Stato che rispetta la legge”. La demolizione è stata effettuata tra le proteste dei presenti e di questi ultimi ne sono stati arrestati tredici. Netanyahu ha anche detto: “Quello che ci occorre è la coesione nazionale”. Ha accusato Hamas ed il presidente palestinese di fomentare odio, così come chi nella comunità internazionale sostiene i palestinesi. Il presidente israeliano Rivlin, riferendosi a tutti gli attentati contro gli israeliani di questi giorni, ha detto: “È una campagna deliberata e non una serie accidentale di eventi”. Yoram Cohen, capo dello Shin Bet (servizi segreti israeliani) ha smentito le parole di Netanyahu affermando che Abu Mazen non c’entra con l’attuale terrorismo, “nemmeno sottobanco”. Ha continuato affermando che “La cosa principale è riportare la calma», invitando gli esponenti della destra a non salire sulla Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli ebrei).

Sull’attentato Abu Mazen ha usato chiare parole di condanna. Dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania, ha dichiarato: “Condanniamo con forza quanto è avvenuto e ribadiamo che gli attacchi contro i civili non sono accettabili, in nessuna circostanza”. Ha anche detto che va stigmatizzata “l’uccisione dei fedeli ebrei a Gerusalemme e di altri civili ovunque essi siano”. Ha aggiunto che “è tempo di porre fine all’occupazione e di porre fine a tutto ciò che causa violenza e tensione”. Hamas, invece, nella striscia di Gaza, ha festeggiato per l’attentato della sinagoga.

Negli USA, Il presidente Obama ed il segretario di Stato, John Kerry, hanno ovviamente condannato l’attentato. Kerry lo ha definito chiaramente “atto di puro terrore”, chiedendo ai leader palestinesi di fermare l’incitamento all’odio ed alla violenza.

L’attentato è solo uno degli atti di terrorismo che Israele sta subendo in questi giorni, in quella che è ormai considerata la fase iniziale della “terza intifada”. Nel mentre il parlamento spagnolo, accodandosi alla scelta britannica e svedese, ha approvato lunedì sera una risoluzione che impegna il governo a “riconoscere la Palestina come Stato, soggetto di diritto internazionale”. Nel testo della risoluzione si esprime “la convinzione che l’unica soluzione possibile per il conflitto è la coesistenza di due Stati, Israele e Palestina”. Il 30 ottobre scorso era arrivato il riconoscimento della Palestina come Stato anche da parte del governo svedese.

Massimo Messina