Programmare: un gioco da ragazzi

computerAmarcord. Ricordo la prima volta che ebbi tra le mani un computer: ero un bambino all’inizio degli anni ’80 e si trattava di un Commodore 64, che mio padre vendeva nell’ambito della sua attività di agente librario. Uno dei canali di diffusione degli home computer, infatti, fu quello di abbinarlo ad enciclopedie che permettevano così agli utenti di studiare quell’aggeggio che avevano da poco comprato. L’unico linguaggio di programmazione per chi iniziava era il BASIC. L’acronimo sta per “Beginner’s All-purpose Symbolic Instruction Code” (in italiano “codice di istruzione simbolica di uso generale per principiante”), ma la parola «basic» in sé in inglese significa «di base», «fondamentale», «essenziale» e quel nome è quindi tutto un «programma».

Non tutti negli anni ’80 comprarono il computer insieme ad un’enciclopedia, ma il computer era comunque corredato da un manuale. Il manuale del Commodore 64 spiegava bene i rudimenti della programmazione con il BASIC (nella scarna, essenziale versione del linguaggio per Commodore 64) e vi era l’elenco completo dei comandi con relativa spiegazione della loro sintassi ed utilizzo.

L’home computer si presentava come una tastiera che si collegava al televisore attraverso il cavo dell’antenna. Ciò che veniva scritto sulla tastiera compariva sullo schermo.

Cosa iniziavano a fare, quindi, i bambini con il computer di casa? Quando iniziavamo a capire che non si trattava solamente di un dispositivo per far apparire sullo schermo della TV ciò che digitavamo sulla tastiera si cercava il manuale e lo si leggeva per provare man mano le righe di codice che venivano proposte. Da lì a modificarle per vedere che succedeva il passo era breve e così la creatività portava a realizzare i primi listati che facevano fare al computer ciò che volevamo noi.

Non tutti usarono così gli home computer. Moltissimi li usarono esclusivamente come console di videogiochi. Tutti però avevamo ben chiaro che un computer non faceva nulla senza il software, senza i programmi, senza le cassette (e poi i floppy disk).

Oggi la situazione è profondamente mutata. Tutti i bambini hanno accesso a computer, smartphone o tablet, oltre che a console di videogiochi. Imparano presto a capire che tutti questi dispositivi hanno bisogno di software, ma ora il software è (a pagamento o meno) disponibile in rete e quindi è molto più semplice averlo. Immaginare un computer come qualcosa che non fa nulla senza essere programmato è molto più difficile oggi, per l’utente medio. Si finisce per vedere un computer come strumento ludico-multimediale e di comunicazione. Il rischio è di farsi coinvolgere da mondi virtuali nei quali, senza le dovute precauzioni, i minori vengono in qualche modo programmati piuttosto che programmare i computer.

 In questa rubrica intendo mostrare come si possano usare i computer (anche i tablet) come strumenti attraverso i quali esprimere creatività, che possono aiutare a sviluppare la capacità di risolvere problemi, che poi è l’essenza della programmazione, senza nulla togliere ai videogiochi, che hanno anche il loro specifico valore e non vanno demonizzati, se usati nei giusti limiti. Intendo mostrare anche come la programmazione, nel senso informatico del termine, prescinda dall’uso di qualsiasi dispositivo (ciò anche e non solo per i bambini) ed anzi incomincerò mostrando come si possa addirittura parlare di informatica seriamente (ma anche in maniera giocosa) ai ragazzi spegnendo i computer.

Ed ora… spegniamo i computer! Inizio questa rubrica parlando di un libro dedicato all’informatica in generale, rivolto alle scuole primaria e secondaria inferiore: «Computer Science – Unplugged», che da ora in poi chiamerò Unplugged (potremmo tradurre così: «Informatica – a spina staccata», intendendosi a «computer spento»). Spegniamo quindi i computer e vediamo cosa ci propone Unplugged. Come da copertina esso è «Un testo per imparare l’informatica divertendosi», «Creato da Tim Bell, Ian H.Written e Mike Fellows – Adattato per l’uso in classe da Robyn Adams e Jane McKenzie – Illustrazioni di Matt Powell – Edizione italiana a cura di Giovanni Michele Bianco e Renzo Davoli». Il sito di riferimento (in inglese, ma vi è anche una versione in cinese) è www.csunplugged.org. La versione in italiano del testo è liberamente scaricabile al seguente link: www.csunplugged.org/sites/default/files/books/CS_Unplugged-it-10.2009.pdf.

Dall’introduzione di Unplugged:

Questo libro è disponibile per il download gratuito per usi personali e didattici grazie a una generosa donazione di Google, Inc. È distribuito secondo le regole della licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs, che significa che siete liberi di copiare, distribuire, mostrare il libro a patto che non facciate modifiche (anche l’indicazione degli autori e questa nota relativa alla licenza deve sempre comparire non modificata); non è possibile usare questo testo per scopi commerciali ed è altresì vietato modificarlo, trasformarlo o usarlo per altre attività o pubblicazioni. Noi incoraggiamo l’uso di questo testo per scopi didattici, e per questo fine siete autorizzati a stampare la vostra copia del libro e a distribuire i fogli di lavoro ai vostri studenti.

Vi sono traduzioni del testo in diverse lingue. Il sito di cui sopra non riguarda esclusivamente il testo, ma tutta una serie di iniziative volte all’insegnamento dell’informatica a computer spento. In Italia di tutto ciò sembra sia arrivato, almeno fino ad oggi, solo il libro.

L’edizione tradotta in italiano è quella per gli insegnanti e tratta diverse attività, con spiegazioni molto semplici che possono trasformare qualsiasi insegnante in un insegnante di informatica per studenti di scuola primaria e secondaria inferiore. Alla fine di ogni attività vi è una sezione intitolata “Cosa c’entra tutto questo?”, che spiega come l’attività abbia attinenza con l’informatica.

Molte delle attività sono correlate alla matematica, come la numerazione binaria, le mappe ed i grafi, il riconoscimento, l’ordinamento e la crittografia. Altre attività sono relative ad argomenti solitamente trattati in lezioni o corsi di tecnologia, ma sono attinenti anche al linguaggio ed all’educazione all’immagine.

Attraverso tutte le attività proposte da Unplugged, gli alunni vengono indotti a sviluppare  la capacità di risolvere problemi, di comunicare e di esprimere la propria creatività divertendosi insieme. L’idea di fondo del testo è che molti concetti fondamentali di informatica possono essere insegnati senza l’uso di un computer e che anzi, come viene espressamente dichiarato nell’introduzione di Unplugged «Talvolta un computer è al contrario una distrazione che riduce la capacità di apprendimento».

Il testo è diviso in tre parti. La prima parte è relativa ai dati e come essi sono trattati dai computer. In essa si parla della numerazione binaria, ma anche di come vengono rappresentate le immagini, di cosa sia la compressione di un testo, della questione del riconoscimento, della correzione degli errori e viene accennata la questione relativa a come quantificare l’informazione. La seconda e la terza parte sono relative alla programmazione vera e propria, essendo la seconda parte incentrata sugli algoritmi e la terza sulle procedure. Il tutto sempre proposto attraverso giochi di gruppo, che possono quindi essere proposti alla classe attraverso una collaborazione interdisciplinare tra insegnanti delle diverse materie scolastiche (tecnologia, matematica, scienze, italiano, educazione all’immagine ed anche educazione fisica).

Massimo Messina