Quirinarie 5 Stelle, non piace il metodo utilizzato Altri 10 deputati lasciano il movimento

Si sono concluse alle 14:00 le “quirinarie” del m5s per scegliere il candidato Presidente della Repubblica con la vittoria di Ferdinando Imposimato, che raccoglie oltre 16 mila preferenze su un totale di 51.677 votanti. Secondo Romano Prodi, con poco più di 10 mila voti. Sul gradino più basso del podio il magistrato Nino Di Matteo, con 6.693 voti; a sorpresa in quarta posizione l’ex segretario del Partito Democrati Pier Luigi Bersani, che ottiene 5.787 voti. Imposimato, che alle quirinarie del 2013 si era fermato alla quinta posizione, sarà votato dal gruppo parlamentare fin dal primo scrutinio.

Fuori dalla lista dei candidati Stefano Rodotà, terzo nella votazione del 2013, dietro Gabanelli e Strada e che dopo la rinuncia dei primi due era dunque diventato il candidato finale del m5s.

Sebbene anche le consultazioni odierne vengano chiamate “quirinarie” è evidente il diverso modus operandi rispetto a quelle del 2013: mentre allora ogni iscritto al blog poteva scegliere un nome, adesso i nomi sono stati scelti dai deputati del movimento. Sembra un cambiamento di poco conto ma c’è invece una profonda trasformazione ideologica. Come ha scritto Becchi, uno dei padri del movimento, sebbene attualmente molto critico nei suoi confronti: “la rete avrebbe dovuto, con le Quirinarie, vedere finalmente i cittadini partecipare attivamente e direttamente alla scelta del Capo dello Stato. È evidente che non è più così: le Quirinarie ora le fa soltanto il Fatto Quotidiano, e le stravince Magalli. La rete 5 stelle invece tace: il suo unico compito sembrerebbe essere quello di ratificare la decisione presa dai deputati del Movimento”.

Possiamo dire che i candidati odierni siano persone scelte dalla rete? È così? È paragonabile questa farsa con le quirinarie del 2013? Imposimato non è stato candidato dai cittadini ma dal direttorio. È vero che i candidati poi sono votati in rete dai cittadini, ma di fatto si persegue in questa china scivolosa, iniziata con l’elezione di Silvana Sciarra a giudice della Corte Costituzionale, in cui la rete non è più chiamata a scegliere i propri candidati, ma deve limitarsi a dire sì o no o comunque a pescare in una rosa scelta da qualcun altro. Quel qualcun altro in questo caso sono gli stessi rappresentanti del movimento in parlamento, già rappresentanti, non più portavoce, visto che ormai sono loro a decidere per tutti.

Sembra questa l’ennesima tappa di una deriva “partitica” imboccata con la Sciarra, passando per l’istituzione di un direttorio e oggi infine con quest’ennesima deroga dei valori della democrazia diretta.

Il risultato è che altri dieci deputati hanno lasciato il Movimento. Si dirà, ovviamente, che erano già dei traditori, degli “infiltrati”, ma non è così: questi dieci lasciano perché la rete è diventata una farsa, perché i vertici abusivi hanno tradito i valori del movimento.

Senza tener conto dei candidati proposti che possono anche essere persone oneste e di alto profilo, quello che più mi preme è sottolineare lo spreco delle potenzialità e della ricchezza di un movimento che mentre prima chiamava i cittadini a partecipare direttamente su ogni singola scelta, oggi interpella la rete solo per notificare decisioni prese da altri. Per me ciò rappresenta un tradimento di quel sogno che è la democrazia diretta. Dovevamo cambiare la politica e siamo cambiati noi.

La rivoluzione è già finita?

Carmelo Vella