Silenzio e Caos, incontriamo l’autrice


Concetta Abbate
Ho letto tutto d’un fiato il romanzo di Concetta Abbate, Silenzio e Caos, BookSprint Edizioni, 2014 (per info: www.booksprintedizioni.it o concy.abbate@virgilio.it). Sono contento di avere l’opportunità di rivolgere all’autrice alcune domande.

In questo periodo va di moda un giochino su Facebook: stilare una lista di dieci libri tra quelli che hanno maggiormente influenzato la nostra vita o che semplicemente ci sono piaciuti di più. Nomino ufficialmente Concetta Abbate. Poiché tu sei una scrittrice e qui presentiamo il tuo primo romanzo, il giochino andrebbe modificato in modo appropriato: quali sono i dieci libri che più di altri hanno influenzato la tua vita artistica?

Adoro leggere romanzi thriller ma sono molto affascinata anche da romanzi con tematiche mistiche e spirituali. Non so se la mia passione per la lettura ha in qualche modo influenzato la storia del mio romanzo ma di certo è stata fondamentale per la mia crescita personale è professionale. I dieci libri che ho trovato maggiormente interessanti e curiosi sono: Il codice Da Vinci di Dan Brown, Angeli e demoni di Dan Brown, Il sangue non sbaglia di Antonio Manganelli, La biblioteca perduta dell’alchimista di Marcello Simoni, Febbre di Robin Cook, L’ipotesi del male di Donato Carrisi Argento, Vivo di Marco Malvaldi, La vita accanto di Mariapia Veladiano, Vita dopo Vita di Thorwald Dethlefsen, Ipnosi regressiva di Michael Newton.

Parliamo del tuo libro. La protagonista del tuo romanzo è una giovane donna di nome Madness. In lingua inglese «madness» significa follia. Insieme a «silenzio» e «caos», sembra la terza parola chiave alla quale è consegnato il significato del libro.

Sì, hai perfettamente ragione. Non a caso ho dato il nome Madness alla protagonista e il titolo “Silenzio e Caos” al romanzo. In queste tre parole infatti è racchiuso il significato più immediato di quello che ho voluto esprimere con il mio libro. Un’insieme di emozioni contrastanti, serenità e angoscia, gioia e paura, adrenalina pura e depressione, amore e odio. Emozione contrastanti che caratterizzano ognuno di noi ma che vissuti al massimo dell’esasperazione possono trasformare la persona che li vive in una persona patologica, fortemente problematica, folle, per l’appunto.

Mi piacerebbe che tu aggiungessi una quarta parola chiave: per esempio il nome di un colore.

Proprio per le ragioni appena esposte il colore è grigio. Nel senso che tutto quello che ci appare non è mai bianco o nero ma presenta sempre delle ombre, delle sfumature, degli aspetti più profondi rispetto a quelli visibili in superficie. Un po’ come nella vita di tutti noi.

Quasi tutti i personaggi maschili che prendono parte al racconto sono descritti negativamente: pessimisti, ottusi, traditori, violenti, stupratori, guardoni, vigliacchi. D’altra parte le donne sono per lo più rappresentate come vittime. Certo, Madness è anche un’assassina, ma per lei il lettore è ben disposto a trovare giustificazioni. Gli uomini, invece, sembrano essere condannati senza appello. Non ti sembra di essere stata un po’ troppo sessista in questa rappresentazione manichea della realtà umana?

Non penso di essere una persona sessista, o forse solo un po’. Ma il mio atteggiamento è dovuto ad un estremo bisogno di difendere questa categoria. Il mio testo è naturalmente una storia di fantasia, così come fantastici sono i personaggi, ma contiene diverse sfaccettature che richiamano atti di violenza quanto mai reali. E vittime di questi atti di violenza sono per la stragrande maggioranza dei casi le donne. Nonostante i passi avanti per superare la discriminazione nei confronti delle donne, presente in tutti gli ambiti, sociali, professionali, c’è ancora tanto da fare, non solo si hanno ancora forti pregiudizi, ma cosa ben più grave è che tutti i giorni sentiamo parlare di casi di femminicidio, di uomini che vogliono prevaricare sulle donne e che capiscono che l’unico mezzo a loro disposizione è la forza. Questa non è fantasia ma ahimè è la triste realtà.

In una scena del romanzo il lettore è magistralmente condotto a quella stessa confusione morale a cui Madness è stata condotta dalle vicissitudini della sua vita personale. Mi riferisco all’uccisione del sig. Stuart. Quando parliamo di eutanasia (e magari di una sua possibile legalizzazione) siamo condannati a sospendere il giudizio? o è possibile affrontare la questione all’interno di un discorso razionale in cui i concetti di bene e male giocano ancora un ruolo decisivo?

È un argomento troppo delicato e complesso per poterlo affrontare qui in modo esaustivo. E non mi sento la persona più indicata per affrontare questo tema e stabilire cos’è giusto e cos’è sbagliato. Quel che è certo è che secondo il mio punto di vista, vivere in uno stato vegetativo non può definirsi vita. Ma non tutti la pensiamo allo stesso modo. Mi sembra atteggiamento maturo e aperto di un paese democratico dare, quant’è possibile, ad ogni individuo la possibilità di scegliere liberamente cosa fare della propria esistenza, come rifiutare ogni forma di accanimento terapeutico, purché non vengano intaccati diritti fondamentali altrui. Ma questo è il mio modesto pensiero.

Indirettamente nel libro è affrontato il tema della diversità culturale: l’amica del cuore di Madness è Munira, che è musulmana. Secondo te, la religione in generale è un ostacolo alla integrazione culturale?

A mio modo di vedere la religione dovrebbe essere libertà. Libertà di avvicinarsi ad una o ad altra fede, di credere o non credere, di sentire. Se tutti avessero l’intelligenza di viverla in questo modo sarebbero abbattuti anche molti ostacoli all’integrazione culturale. Ma purtroppo la religione è vissuta per i più non come confronto tra diversi punti di vista e crescita comune ma come un’imposizione del proprio credo che è verità assoluta. Per i più fanatici chi non rispetta la legge del proprio Dio è un peccatore e come tale va allontanato, emarginato, o peggio punito, a volte con punizioni esemplari. Quando si vive la religione in modo così “malato” allora certo che la stessa incide fortemente sulla già difficile integrazione culturale.

Ci vuoi parlare dei tuoi progetti artistici futuri?

Sono felice ed orgogliosa del mio libro, ho ricevuto grandi soddisfazioni, ho ricevuto parole di stima e di affetto da tanti, e questo mi basta. Non so se questo libro resterà una parentesi, di certo per il momento non c’è in progetto nessun nuovo romanzo, se dovessi cominciare a scrivere sarà in modo naturale, com’è successo con “Silenzio e caos”. Di sicuro non posso escluderlo. Adesso inseguo altre priorità, la mia realizzazione professionale in particolare per il momento è la cosa più importante.

Intervista a cura di Luigi Pavone